Amare il vino significa anche saper aspettare, avere il coraggio di rinunciare alle lusinghe dei progetti a breve termine in attesa di risultati che non si sa bene quando e come verranno. È frutto di questa filosofia improntata ad una lungimirante attesa il Vecchie Vigne, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore etichettato Umani Ronchi. La sua peculiarità, testimoniata dal nome stesso, è quella di provenire da vigneti messi a dimora nei primi anni ’70 nel fondo di Montecarotto, sfuggiti alla contagiosa frenesia dei reimpianti degli anni ’90 con i quali si puntava esclusivamente ad incrementare le rese, ed oggi in grado di fornire, grazie alla maturità e all’equilibrio vegeto-produttivo che li contraddistingue, delle uve dalle caratteristiche irripetibili, con rese al di sotto dei 70 q.li per ettaro. Insignito ripetutamente dei Tre Bicchieri del Gambero Rosso, il Vecchie Vigne si è aggiudicato con l’annata 2009 anche il titolo di Miglior Bianco nell’edizione 2012 della celebre Guida.
La vendemmia, eseguita a mano, si svolge normalmente a cavallo tra la prima e la seconda decade di ottobre, quando le uve hanno raggiunto un leggero grado di surmaturazione. Alla fermentazione in acciaio a temperatura tra i 16 e i 18°C, che si protrae per 10-15 giorni, segue la fase di affinamento in serbatoi di cemento, a contatto con i suoi lieviti di fermentazione, e in bottiglia. Il bellissimo colore, giallo dorato brillante, anticipa un ampio bouquet in cui si mescolano sentori fruttati e nuances di menta selvatica e salvia. In bocca complessità gustativa, eleganza e morbidezza sono i tratti salienti, insieme ad una intrinseca freschezza che ne maschera e sostiene al tempo stesso lo spessore. Un’ottima interpretazione, in sintesi, di quella che dovrebbe essere l’essenza stessa del Verdicchio.
DEGUSTARE IN BARRICCAIA
L’impiego di nuove tecniche produttive nel rispetto di antiche tradizioni ha fatto da linea guida al programma di riorganizzazione dell’azienda vinicola Umani Ronchi avviato dalla famiglia Bernetti agli inizi del 2000. Ristrutturata la sede principale di Osimo, è stata poi inaugurata la nuova bottaia, interrata sotto il vigneto vicino alla cantina e corredata di un’elegante saletta degustazione. I soffitti in pendenza sorretti da piloni d’acciaio inclinati, i rivestimenti in cotto antiumidità e i corridoi laterali in ghiaia fanno da cornice a 500 barriques di rovere francese e americano dove maturano i grandi rossi aziendali. Dal 2004, inoltre, è possibile degustare e acquistare i vini Umani Ronchi, insieme ad altre specialità del territorio, nel Wine Shop dell’azienda. Si è pensato anche di recuperare Villa Bianchi, un vecchio insediamento colonico, situato nella media collina della Vallesina, tipica struttura del paesaggio rurale marchigiano. È stata realizzata così una suggestiva country-house da 8 posti letto che si affaccia su un giardino di 700 mq con tanto di piscina, ombreggiato da pini e querce.
L’ABBINAMENTO: SPAGHETTI AL MOSCIOLO SELVATICO DI EMILIA A PORTONOVO
Per l’abbinamento con il Vecchie Vigne è il titolare stesso dell’azienda, Massimo Bernetti, a suggerirci un piatto che ha, tra gli innumerevoli pregi, quello di raccontare il territorio: gli spaghetti al mosciolo selvatico di Emilia. Ideato nei primi decenni del Novecento, in una piccola cucina ancora illuminata con lampade a petrolio, da colei che ha gettato le basi della ristorazione e dell’ospitalità turistica nella baia di Portonovo, viene riproposto oggi da Marisina, figlia minore di Emilia, nel locale che porta il nome della madre: un ambiente accogliente e discreto, impreziosito da una veranda che si affaccia direttamente sul mare, dove lo stile mediterraneo viene declinato in chiave contemporanea e minimalista. La ricetta è contenuta, insieme a tante altre, nel volume “Il mestolo di Emilia” di Marco Giovagnoli, con il quale Marisina nel 2009, in occasione degli 80 anni del locale, ha voluto raccontare e tramandare una storia così particolare ed importante.
Presidio Slowfood dal 2004, il mosciolo selvatico o Mytilus galloprovincialis è una tipologia di cozza o mitilo che si riproduce naturalmente sugli scogli sommersi del tratto di costa del Conero compreso fra Pietralacroce e Sirolo.
Barbara Mengozzi
(© pubblicato su “Mondo Agricolo” 4, 2012)