Dal Nord delle fabbriche e della finanza fino alla mediterranea Toscana puntando a produrre grandi vini. Fin qui potrebbe sembrare una delle tante storie di imprenditori che hanno scelto di investire in aree del Belpaese dall’acclarato potenziale vitivinicolo. Ma in questo caso c’è molto di più. C’è la costanza, la passione, il talento e la poliedrica personalità di Pasquale Forte, calabrese di origine e comasco di adozione, figlio di agricoltori e industriale di successo, presidente della Eldor corporation di Orsenigo, mega-azienda da 700 dipendenti produttrice di componentistica elettronica per auto firmate Ferrari, Mercedes e Volkswagen. Il suo amore per la terra è riaffiorato con prepotenza quando si è innamorato a prima vista delle dolci colline della senese Val d’Orcia, splendido angolo di natura e storia insigne incuneato tra Montalcino e Montepulciano e ornato da uno dei paesaggi verdi più fascinosi del mondo, patrimonio dell’umanità dell’Unesco.
Dall’amore alla voglia di tornare nei campi il passo è stato breve, e nel 1997 il nostro capitano d’industria è diventato proprietario di una tenuta di illustre tradizione, ribattezzata Podere Forte, 140 ettari tra boschi, seminativi, oliveti e vigneti, avviandovi un importante e ambizioso progetto vitivinicolo, e non solo. Perché questo progetto, che ha il sapore di un sogno, ha inteso anche ridar vita e lustro al suggestivo borgo medievale di Rocca d’Orcia, ripristinando le attività artigianali e artistiche di un tempo e realizzando un sistema diversificato, dal food al turismo alla cultura, che vuol essere soprattutto uno stile di vita nuovo, più autentico, ecosostenibile.
Ma a Podere Forte, in compagnia di olio, grano, orto botanico, miele, salumi di Cinta senese e molto altro, il prodotto principe resta il vino, seguito con slancio e competenza in ogni sua fase. A partire dalle sollecite attenzioni dedicate – in regime biologico certificato, da qualche anno con il supporto della biodinamica – alle nobili vigne di proprietà, per poter contare su uve eccellenti. Obiettivo: portare questo straordinario territorio, perfettamente integro, nel bicchiere. A tal fine Pasquale Forte ha scelto i migliori consulenti del settore, ha portato avanti sperimentazioni e severe selezioni clonali, ha messo in opera una bellissima cantina di cinque piani (di cui tre interrati) in cui regnano le più avanzate tecnologie per interpretare al meglio e valorizzare i segnali della natura.
In prima linea, ovviamente, il re dei vitigni di Toscana, il Sangiovese, coltivato qui a densità altissime, fertilizzato solo con compost prodotto in azienda e poi, in cantina, oggetto di fermentazioni spontanee e di lunghe soste in carati di rovere francese. Così tra i vini di Podere Forte che le stimmate territoriali le recano fin dal nome – vedi il sontuoso e complesso blend di Cabernet Franc, Merlot e Petit Verdot Guardavigna, a memoria delle torri di guardia alle vigne – il rosso clou è l’Orcia Doc Petrucci, dall’antico appellativo del podere: un grande Sangiovese in purezza che nell’equilibrio e nell’eleganza trova le sue carte vincenti. Ottenuto da uve raccolte a mano in fitti vigneti (7.000-10.000 ceppi per ettaro) allevati a spalliera Guyot, alberello palizzato, sapientemente lavorate e affinate per 16 mesi in barrique e tonneau e ancora in bottiglia per oltre 20 mesi, il Petrucci colpisce la vista con il suo colore rubino brillante e l’olfatto con un ventaglio di profumi floreali e fruttati di ciliegia e prugna, accompagnati da note balsamiche e speziate dolci di noce moscata, chiodi di garofano e cannella. Al palato è morbido e avvolgente, preludio di un lungo finale che mette in luce la mineralità tipica dei suoli da cui trae origine.
L’ABBINAMENTO: LA ROCCA DEL BUON SAPORE
Fino a poco tempo fa questo piccolo borgo arroccato in magnifica posizione panoramica, probabilmente etrusco e dal passato glorioso – vi risiedette anche Santa Caterina da Siena – versava in stato di completo abbandono (42 soltanto gli abitanti). Poi in favore della rinascita di Rocca d’Orcia è sceso in campo Pasquale Forte, impegnatissimo nel suo progetto rivolto, grazie a restauri mirati e interventi conservativi, a riportare negozi, antichi mestieri e vitalità nel villaggio, fino all’idea del recupero di una canonica del 1200 per creare un resort, un luogo di soggiorno a prezzi ragionevoli per tutti. Ecco dunque tornate in scena nel borgo le botteghe, come lo Spazio SE, per le esposizioni fotografiche e delle arti, e, affacciato sulla piccola piazza, l’emporio Riamà, dove trovare svariati oggetti vintage e chicche dell’artigianato. Ma anche luoghi di ritrovo, vedi l’enoteca Perinquà che offre una curata selezione di vini e prodotti gastronomici unici.
E, adiacente all’enoteca, l’Osteria Perillà, ospitata da un palazzo medievale nel centro di Rocca d’Orcia: un ambiente che rispetta appieno l’architettura locale, formato da una serie di stanze e stanzette con travi in legno e muri di pietra a vista ben integrati in un raffinato design post-moderno. Qui, in un’atmosfera informale ma premurosa –magari proprio nella saletta che fu la cella di preghiera della santa patrona d’Italia – è possibile gustare sapori antichi e innovativi e i segreti della tradizione reinventati per regalare nuove esperienze sensoriali sotto la guida ingegnosa e professionale del pistoiese Enrico Bartolini, stellato chef executive del ristorante Devero di Cavenago in Brianza, ben coadiuvato dallo chef residente Antonello Sardi. Felicissimo, Bartolini, di essere tornato a farsi interprete del suo territorio natio proponendo e rivisitando piatti della tipica cucina toscana, imperniati sui migliori prodotti della Val d’Orcia privilegiando la qualità della materia prima e le risorse naturali delle stagioni.
Grandi classici, quali la ribollita, i pici al ragù di Chianina, il cappone alla brace con cicorie selvatiche e poi l’uovo freschissimo servito barzotto con peperoni e pecorino caldo al rosmarino, il fantastico gelato al miele, tutto direttamente in arrivo da Podere Forte. E sono appunto le etichette di Podere Forte a capeggiare nella bella e ricca carta dei vini, decisamente incentrata sul territorio. A tal proposito, all’Osteria Perillà nel ruolo di partner del grande Sangiovese Petrucci propongono una inedita e intrigante specialità gastronomica della casa: il latte di mandorle con melanzane e salsiccia di Cinta senese alla brace.
© pubblicato su “Mondo Agricolo”, maggio 2013