Le degustazioni
24th Giu 2012Posted in: Le degustazioni Commenti disabilitati su Luca Gardini: servivo Champagne e Franciacorta
Luca Gardini: servivo Champagne e Franciacorta

«Non è la moda a fare grande un vino ma la sua capacità di raccontare il carattere del territorio dal quale proviene, è questo che lo rende unico  e riconoscibile ed è questo che un bravo sommelier deve saper comunicare». Luca Gardini, classe 1981, miglior sommelier del mondo in carica e ambasciatore dell’enogastronomia italiana nel mondo, crede molto nell’identità territoriale, al punto da ritenerla “la marcia in più” di un vino, il naturale presupposto perché esso possa trasmettere emozioni. Una dote che certo non manca a buona parte dei vini della Lombardia,  regione che ha fatto della valorizzazione dei singoli terroir, talvolta autentici microcosmi con innate peculiarità, il suo credo enologico.  «Quando lavoravo al ristorante  Cracco e, ancor prima all’Enoteca Pinchiorri, era mia abitudine proporre come aperitivo una coppa di Champagne e un calice di Franciacorta – racconta Gardini che, pur essendo romagnolo di nascita, per la lunga permanenza a Milano, dove vive da una decina di anni, si autodefinisce  “lombardo l’elezione” –. Lo facevo non certo per mettere in competizione un prodotto con l’altro ma per far comprendere le differenze tra due vini, entrambi grandi e entrambi unici per storia, per tradizione e, soprattutto, per territorio. Proprio per questa ragione quando vedevo rifiutare a priori il Franciacorta da persone che non lo conoscevano io, che sono un po’ matto, mi arrabbiavo».

Certo, da allora ad oggi il Franciacorta di strada ne ha fatta tanta dando a Gardini la possibilità di vincere la sua sfida d’introdurre le bollicine italiane nei ristoranti pluristellati . «Ciò non toglie – fa presente il re dei sommelier – che ancora adesso, a San Paolo del Brasile come a Hong Kong,  mi sia capitato di vederlo confondere con il Prosecco. Il che significa che dobbiamo moltiplicare gli sforzi per far conoscere appieno la tipicità dei vini franciacortini».

Una considerazione che vale anche per altre realtà produttive, dalla Valtellina all’Oltrepò Pavese al Garda Classico,  punte di diamante della produzione enologica lombarda. «Sono tutte etichette degne di comparire in una carta dei vini rivolta ad una clientela internazionale, a patto però che ci sia qualcuno capace di raccontarle, di farle parlare –  ci dice l’ex folletto del vino, come fu definito dalla stampa tedesca  –. Ecco perché amo ripetere che le più grandi doti del sommelier sono l’emozione e la sensibilità. Devi prendere il cliente, portarlo idealmente con te, fargli fare un viaggio, fargli capire l’amore che hai per il vino e riuscire a trasmetterglielo».

Barbara Mengozzi

 

 

 

 

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